Antonella Spatti



Sono nata a Lovere, provincia di Bergamo, il 29 ottobre 1986. Dopo aver conseguito il diploma all' Istituto tecnico commerciale, ho cambiato completamente rotta, laureandomi nel 2009 al DAMS di Bologna curriculum cinema.
Mi sono poi trasferita a Roma per iscrivermi alla NUCT Scuola internazionale di cinema e televisione, dove ho conseguito il diploma di regia. Successivamente ho frequentato un corso avanzato per filmaker presso F.W. MURNAU: scuola di alta specializzazione in cinema fantastico.
Durante gli studi ho partecipato a diversi set nei quali ho ricoperto diversi ruoli da regia a aiuto regia, a produzione.
Ho scritto e girato tre cortometraggi: nel 2008 “Libidia”, nel 2010 “Una di due”, nel 2011 “Riflessioni sul cinema”. Accostata temporaneamente l'esperienza “cortometraggi” mi sono avvicinata alla videoarte producendo due progetti “The show” e “Water by Woman”

     

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THE SHOW Trilogy


Osservare immagini come una lacerazione nella carne, un corpo steso a terra dopo un incidente o una scena del crimine produce un inaspettato senso di piacere. Curiosità, voyerismo del cadavere, rottura degli schemi nell'osservare “ciò che non si può guardare”? Le spiegazioni sono diverse ma tutte con un unico comun denominatore: il piacere della visione.
Questo godimento, però, viene spesso impolverato, ostacolato dalle paure che sono insite nei pareri umani, negli sguardi del prossimo che ci fanno sentire colpevoli per un piacere ricavato dalla sofferenza altrui. Con “The show”, il fruitore ha la possibilità di godere di queste immagini, annichilendo però il senso di colpa che ne viene. Attraverso il loro inserimento nel circuito artistico e, estremizzandone il potenziale estetico, queste rappresentazioni vengono svuotate del valore di veridicità, annullando ogni senso di colpa.

Red carpet, 3'00", 2011
Seguendo la corrente di spettacolarizzazione mediatica della cronaca nera, ecco l'esigenza di mostrare una scena del crimine che sembra avere però tutti i dettami di una situazione da red carpet.
Le indagini in corso in una scena del delitto si tramutano, dopo l'ingresso della stampa, in una sorta di sfilata di moda.
Coloro che rappresentano l'organo di informazione vengono mostrati con occhi e labbra ingranditi a rappresentare la potenza dei media. Un detective e la sua “riccia” segretaria, apparentemente devoti al lavoro, non sapranno resistere ai flash dei fotografi.

The accident, 4'35", 2011
Una donna inerme giace a terra. Attorno ad essa, un ambiente surreale.
Una giovane coppia si ferma, avvicinandosi al cadavere. La giovane ha avuto un incidente per un inaspettato passaggio di rospi sulla strada che stava percorrendo.
Il cadavere è Bello, in linea con il piacere della visione. Il voyerismo insito in ciascuno di noi è raccontato dalla ragazza della coppia; mentre il suo compagno è portatore di quella moralità che non ci permette di godere di questa visione.

The Suicide, 4'35", 2011
La scena ha come predominante il colore bianco permettendo così ai rossi del sangue e dei petali di rosa di risaltare ancor meglio.
Tutto ha il sapore di un rito, di un qualcosa di studiato nei minimi dettagli come una vera e propria messa in scena che viene esplicitata con l'utilizzo di un sangue visibilmente finto: di un rosso vivace , e d'una consistenza massiccia.
L'interprete è vestita e truccata come una modella per allontanare il pensiero dalla donna comune. Una donna per la quale ci saremmo potuti sentire in colpa.

Water by Woman Trilogy


La dimensione simbolica è onnipresente ed è parte integrante della nostra vita. In Water by Woman prendo in esame l'acqua come simbolo, esplicitandolo e raccontandolo attraverso il corpo della donna.

Fertility, 7'50", 2011
Una donna è distesa su di un tappeto di terra. Della pioggia cade inumidendo la terra e bagnando il corpo della donna, entrambe godono della fecondità portata dall'acqua. La donna diviene la voce della terra mostrando quel piacere che essa non riesce ad esprimere.

Purification, 7'50", 2011
Una donna è completamente dipinta di nero, impossibile distinguerla nell'oscurità della stanza. Delle gocce d'acqua cadono sul suo corpo purificandolo e ridefinendone lentamente la presenza.

Life, 7'50", 2011
L'acqua è immagine del movimento, del susseguirsi di eventi che creano vita. Una donna si muove su di un pavimento bagnato, gioca, danza, il desiderio che esprime attraverso il corpo sembra quello d'essere un tutt'uno con l'acqua. Le pause sono poche, c'è una fluidità continua dall'inizio alla fine, movimenti diversi ma a volte ripetuti come l'esperienza del vivere.