Elena Arzuffi (Bergamo, 1965) vive e lavora a Milano

       

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Dopo una riflessione sul romanzo di Daniel Defoe in una mia chiave di lettura più propensa all’interpretazione psicanalitica ne emerge un Robinson Crusoe che si smarrisce in se’ stesso e dal naufragio delle sensazioni riemerge dopo una metodica ricostruzione della fiducia in sé stesso. Ne nasce un paragone con l’uomo contemporaneo che attratto dal viaggio si trova continuamente circondato da orizzonti visivi simili ma incompleti e incapaci di fornire conferme non solo emotive.

Retto da una struttura narrativa in cui il mondo reale si combina con animazioni poetiche, questo lavoro cattura sin dall’inizio grazie ad un intrigante intreccio di associazioni visive e consone trame sonore. Alla fine, dopo aver soddisfatto i sensi grazie ad uno sviluppo che non lascia possibilità di evasione, il video fa scaturire una riflessione circa possibili, apertissime interpretazioni sul significato dei personaggi incontrati, le loro storie e le loro ambientazioni.

Un’alternanza di animazione a disegni ed immagini reali mettono in scena una narrazione in cui è protagonista il prezioso elemento naturale del titolo, esaminato e descritto da un biologo o figura analoga al microscopio.

L’artista affida alla contrapposizione tra immagini reali e disegni animati in b/n rialzati cromaticamente o con veri e propri materiali plastici per tracciare una narrazione dello spazio domestico.

Il video vuole portare l’attenzione sulla bellezza degli elementi vegetali in grado di rallegrare le nostre vite di cittadini intrappolati da cemento ed abitazioni. A metà strada tra istanze ecologiste e un “sentire” il mondo secondo la sensibilità femminile, l’opera riesce a coinvolgere grazie alla contrapposizione tra il mondo di città, strutturalmente rigido e cromaticamente esangue, e i numerosi esempi di flora che ravvivano la narrazione grazie a suadenti colori naturali o molto più spesso disegnati, creando un’atmosfera di favola anche in contesti domestici.

In un paesaggio fatto si segni e di indizi non rassicuranti, si immagina di cercare dei riferimenti almeno spaziali/topografici, il viaggio immaginato oltre i confini terrestri si offre come orizzonte alternativo e luogo della presa di coscienza dei limiti umani.

Si assiste ad una carrellata di stanze e corridoi, tra cui si aggirano personaggi spaesati ed afflitti, apparentemente in cerca di altre persone con cui colmare il senso di solitudine e vuoto che traspare dagli ambienti che li ospita.