San Benedetto del Tronto (AP), 1964
Sabrina Muzi vive a Bologna. Lavora con fotografia, video, installazione, performance.
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Inward, 7’ 10”, 2010
Nel video Inward un oggetto dalla forma tondeggiante si muove nell’ambiente, la sua consistenza è morbida e quindi nel suo procedere da un punto a un altro dello spazio tende a modificarsi assumendo anche forme più irregolari. La sensazione è quella di avere di fronte un oggetto che attraverso spostamenti e brevi pulsazioni sembra comunicarci di essere una forma viva. La struttura può ricordare un bozzolo, una forma che si trasformerà e dall’interno porterà qualcosa all’esterno: una crescita, la nascita di qualcosa…
Inward è un lavoro realizzato durante una residenza in Cina nell’autunno 2010 ed esposto allo Yunnan University Art Museum di Kunming nel dicembre dello stesso anno.
In the depth, 3’30”, 2009
Il video nasce come “tentativo” di un autoritratto, in cui l’immagine di sé diventa un momento di incontro tra il riflesso del mondo reale che vagamente si concede nello specchio dell’elemento acqua, e di un mondo immaginato che evoca al contempo la fluidità del mezzo della videoripresa e la rappresentazione pittorica.
L’immagine di se stessi è un riflesso del mondo o è da sempre celata nelle profondità del mondo stesso? “Ritratta” in sé si cerca e si ritrova nel suo darsi e negarsi, segretamente si muove nel flusso continuo dell’essere e della storia.
Remote body, 5’00", 2008
Il simbolo diventa corpo e il corpo si fa natura suggerendo una visione apocalittica, passata o futuribile del mondo.
Suoni elettronici si mescolano a un immaginario arcaico che rimanda al rito primordiale del rapporto umanità?natura che rende liberi e prigionieri al contempo.
Remote Body è la ricerca di uno stato di empatia ma anche la domanda continua da parte di un potenziale umano sempre più drasticamente lontano dal paesaggio naturale.
Rosso di sera, 13' 00", 2006
"Rosso di sera" è un lavoro sulla privazione come offerta di sé, sul dono e l'abbandono, sul desiderio e la mutilazione, in cui il corpo dell'artista si offre attraverso una serie di tagli che esprimono sentimento e lacerazione.
Porzioni di fisicità diventano relique: venticinque treccine dei miei capelli sono poste ordinatamente su un tavolo di altri tempi evocando il momento serale di un rito d'amore.
Questo lavoro esprime la perdita di un senso razionale per entrare in una dimensione sentimentale in cui il corpo individuale diventa simbolo del corpo sociale.
Zona Sospesa, 11' 00", 2004
Un susseguirsi di scenari naturali dove si stagliano figure umane in instancabile conflitto, una natura rigogliosa e accogliente visibile e godibile solo a chi ha deposto le armi ed è disposto ad ascoltarne la voce. In "Zona sospesa" due uomini si contendono un bastone affilato a doppia punta ed immersi nell'affannosa lotta hanno perso ogni contatto con il reale. Il loro respiro si fa sempre più grosso e minaccioso assumendo il tono dell'eterno scontro epico, fino a diventare suono sordo, inutile, e a dissolversi nel sonno e nella forza liberatrice della natura.
Tortures (#1 #2 #3), 10' 00", 2001
Il video propone tre modi di sopraffazione/resistenza. L’annullamento delle libertà di espressione e delle identità soggettive e culturali è ancora il limite con cui la persona umana deve confrontarsi per poter convivere con l’altro.
torture 1: Impossibilità di parlare, di vedere,…..di percepire e interpretare il mondo. Una tortura che riduce a un essere senza volto, senza identità né pensiero.
torture 2: L’occupazione del territorio per affermare l’accrescimento di potenza genera l’annullamento di altre identità geografiche e culturali ed è la causa principe di conflitti tra i popoli. Ritagliarsi uno “spazio” di libera espressione è l’urgenza che spinge a resistere verso ogni sopraffazione.
torture 3: L’abitazione, qui costruita con un noto passatempo, rivela la fragilità delle strutture protettive quando è in campo un sistema di forze contrapposte. Le carte da gioco rimandano al meccanismo vinti-vincitori. La volontà di imposizione diventa dispetto, ricordando in un certo senso quei meccanismi ludico-infantili in cui si rivelano già separazioni, complotti, piccole fazioni.