La videoinstallazione, realizzata durante la residenza in Viafarini, racconta la vertigine di un robot aspirapolvere che sembra cercare casa muovendosi sul perimetro dello spazio.
Un video realizzato all’interno della Fabbrica del Vapore per rimovimentare in chiave domestica un luogo nato come Fabbrica di tram.
“Circoscrivere un luogo transitandolo, stazionare sul perimetro delle case degli altri, vagare nello spazio urtando i battiscopa nella smania di un altrove. Il robot si muove in bilico, tra l’ordine e il caos, tra la dimensione privata e lo spazio pubblico: una volta dentro è la vertigine. In un percorso incerto e imprevedibile, poco delineato, muove la visione costringendo a osservare quelle parti dove lo sporco si sedimenta in maniera più invisibile e attraverso movimenti goffi riconosce gli ostacoli ma non sempre li aggira. A volte si scontra con i limiti, cambia suono, innesca un cortocircuito. Nella sua area programmata di pulizia perlustra, si inceppa, riprende fiato e abita. Non arresta la corsa fin quando non termina il suo lavoro. Sembra che abbia paura di perdersi, sfoca la visione e ricalcola il percorso. Cerca la strada giusta con passi esitanti e sguardo che non sa dove dirigersi.”
Lo skyline de L’Aquila è sospeso in un fermo immagine da anni: decine di gru ne segnano i confini di orizzonte. È in continuo divenire, giorno dopo giorno, verso una volontà di rinascita. Attraverso una simbolica ricostruzione affido ai bracci meccanici di questi enormi mezzi, predisposti al sollevamento e spostamento di materiali, la possibilità di raccontare il tempo. Attraverso minimi scarti e lievi movimenti la lentezza trasforma il luogo in una sorta di reviviscenza. La natura provvisoria delle gru agisce in un tempo sospeso dal giudizio futuro. La vita riparte dal quasi fermo immagine a nuova immagine mentre il rumore di un altalena, sorta di culla, disturba e si ripete all’infinito in un movimento perpetuo contrapposto all’apparente stasi.
Cambiare casa è come viaggiare, abitare luoghi di passaggio e ripartire. Entro, premo un pulsante e parte la giostra del trammammuro. Nello spazio stretto del vano ascensore salgo, scendo, abito, trasloco. Raggiungo un livello, un panorama, una vista e cambio di nuovo prospettiva. Rumori esterni di mezzi su rotaie, strade, in acqua, in aria fanno da sottofondo a questi viaggi claustrofobici tra le memorie dei palazzi, delle case, delle mura domestiche.