Latest news
Iscriviti alla Newsletter
DIGITAL FLOWS
A cura di Visualcontainer, Milano.
MACT/CACT
Arte Contemporanea Ticino
Via Tamaro 3 – 6500 Bellinzona
Svizzera
Vernissage Sabato 5 marzo 2016 dalle 17:30
5 marzo – 3 aprile 2016
Ve-sa-do dalle 14:00 alle 18:00
Artisti: Gianluca Abbate, Miguel Andrés, Barbara Brugola, Katharina Gruzei, Hwayong Jung, Cristina Ohlmer, Marta Roberti, Rimas Sakalauskas
DIGITAL FLOWS è la mostra che apre la stagione 2016. A cura di Visualcontainer Milano, l’esposizione rappresenta anche un omaggio all’instancabile lavoro di questo archivio video, che – per qualità dell’impegno e parallelamente allo spazio off [.Box] – si insinua nelle pieghe talvolta sterili delle istituzioni museali più accreditate. Nato nel 2008 nel cuore di Milano, Visualcontainer è diventato una sorta di showcase fondamentale per l’archiviazione e presentazione di un linguaggio ancora molto liquido e ancora fortemente in evoluzione quale il video d’artista. L’approccio internazionale e la visione globale dei suoi responsabili lo hanno alzato a luogo privilegiato, quasi una sorta di Archiv und Kunsthalle del linguaggio video nel centro della capitale economica d’Italia, solidificatisi più per i loro contenuti, che per un approccio di tipo, appunto, istituzionale.
Dagli anni 1970, il mezzo video ha subito innumerevoli cambiamenti, per così dire, di transito, passando dall’ipoteca visual-performativa all’ibridazione con l’allora prepotenza del mezzo televisivo-catodico, laddove l’universo pubblicitario entrava a forza nel mercato dell’immagine, parassitando l’arte video e il linguaggio artistico a tal punto da superarlo in molti casi e inducendo gli autori a riformulare giustamente l’approccio, spesso cannibalistico, al mezzo di produzione stesso.
Come la fotografia, anche il video è lo specchio documentativo più immediato del reale che ci circonda e che ci frammenta nella trans-identità del globale.
Dall’epoca, nella quale il video rappresentava la sperimentazione e una risposta antitetica all’esperienza visuale di radice pittorica (fine degli anni 1960), nell’epoca odierna del ‘già tutto sperimentato’ il nuovo è dato proprio e paradossalmente dalla recrudescenza del digitale, che intride la nostra esistenza di un comunicazionismo socio-global non per forza richiesto, ma che induce altresì a un nuovo modello estetico.
DIGITAL FLOWS (Flussi Digitali) intende proprio delineare e mettere in luce quest’ultima fase della produzione video.
Così si esprimono i curatori di Visualcontainer, Alessandra Arnò e Paolo Simoni, sulla mostra e sulle loro scelte curatoriali.
[…] “L’immagine nella sua trascendenza digitale ora è immateriale, è un bit, un fascio di luce, risiede tra le nuvole, passa veloce attraverso la rete dei dati.
Cosa ci resta quindi della sua “inconsistenza” e cosa ci attrae verso l’immaterialità dell’immagine video, che sia forse il suo potere evocativo e illusorio?”
DIGITAL FLOWS è un flusso visivo che porta lo spettatore a sperimentare diversi livelli di consapevolezza alla visione attraverso un percorso installativo che parte dall’apice della fascinazione visiva del dato numerico, passando allo spaesamento tra reale quotidiano e panorami digitali, fino al palesarsi della condizione dello spettatore stesso attraverso la simulazione della propria rappresentazione.
La prima opera in mostra di Miguel Andrés, SYSTEM, rappresenta infatti una sorta di specchio, dove è possibile confrontarsi con un ipotetico uomo – macchina futuro, dove l’esperienza sensibile viene sostituita da quella tecnologica precompilata.
La bellezza sintetica è rappresentata attraverso le forme autogenerative dei paesaggi perfetti dell’opera EUPHORIA di Hwayong Jung. L’eleganza delle formule frattali che simulano il concetto di auto-similarità presente nel mondo reale, diventa una sorta di trappola per lo sguardo, che porta all’apice della fascinazione visiva e all’immersione totale in questi scenari digitali.
La sala espositiva diventa quindi luogo deputato “all’apparizione” e “manifestazione” dell’algoritmo numerico che manipola il dato reale attraverso una continua simulazione casuale di forme immateriali perfette.
L’occhio viene nuovamente ingannato dalla rassicurante rappresentazione della quotidianità nell’opera di Rimas Sakalauskas. SYNCRONIZATION svela strutture che inaspettatamente ri-fuggono dalla solita collocazione urbana. Lo scenario reale poco a poco cambia forma e la rassicurante stabilità del paesaggio urbano si anima, cambia connotazione e si trasforma in una rampa di lancio verso l’ignoto. L’oggetto reale torna al mondo “virtuale” delle idee con un moto inverso.
La perfetta rappresentazione del mondo contemporaneo viene editata come un continuo fluire di situazioni e scenari nell’opera PANORAMA di Gianluca Abbate. La rielaborazione digitale restituisce il melting pot contemporaneo in tutta la sua caoticità, stratificando livelli e paesaggi senza alcun confine in un unico flusso irrefrenabile di immagini del mondo globale.
Se le precedenti opere audiovisive giocano sullo spaesamento, LAPSE OF VIEW di Barbara Brugola ispirata all’opera ‘Viandante sul mare di nebbia’ di Caspar David Friedrich, fornisce un momento di riflessione sul visivo, un ritorno alla “vera” visione, esattamente come la protagonista dell’opera che osserva l’orizzonte, in silenzio, in attesa ed immersa nel bianco. Questo è un momento intimo di confronto con la realtà e con la sospensione dello sguardo.
Si ritorna fortemente al reale, alla visione e alla storia dell’arte visiva.
Ispirato alla pellicola dei Fratelli Lumiere, WORKERS LEAVING THE FACTORY (AGAIN) di Katharina Gruzei, mostra degli operai che escono dalla fabbrica. Una sorta di quarto stato contemporaneo dove l’individualità diventa corpo collettivo. Gli operai potrebbero essere uomini, automi, schiavi, ad ogni modo sono attori nell’industria globale, come gli operai rappresentati dai Lumière sono attori dell’industria dell’immagine.
L’opera è quindi un ulteriore specchio di “riflessione” sulla condizione contemporanea sia in ambito sociologico che digitale.
Il percorso espositivo si estende inoltre su schermi e device, che inaspettatamente diventano da oggetto di uso quotidiano a luogo di apparizione di opere che riabituano l’occhio all’esercizio della visione come l’opera PIXEL MOTION di Cristina Ohlmer. Il quadretti colorati di un quaderno diventano l’unita di misura digitale, il pixel. Attraverso dieci esercizi di stile, il candido manto della foresta nera diventa pretesto per ricontestualizzare il ruolo del pixel e del digitale nello spazio analogico naturale.
Allo stesso modo, SCARABOCCHIO, opera di Marta Roberti, ripropone un’animazione classica sullo schermo di un dispositivo di uso quotidiano, che in questa occasione diventa memento digitale tascabile per questo ibrido umano-insetto, che tenta di ristabilire il proprio equilibrio.
Il cerchio espositivo si chiude e si riapre con opere-specchio, dove è possibile “riflettere” sulla condizione esistenziale, per poi abbandonarsi ai piaceri visivi. DIGITAL FLOWS gioca quindi sulla fascinazione visiva, sulla sospensione dell’incredulità e la rielaborazione del dato reale in chiave digitale, aprendo molteplici livelli di lettura sia sull’uso della tecnologia e il nostro rapporto con essa, che sul potere evocativo e illusorio.
Alessandra Arnò, 2015 […]
Mario Casanova, 2016
Il CACT centro d’arte contemporanea ticino è stato fondato nel 1994 con lo scopo di organizzare esposizioni d’arte contemporanea internazionale, nonché realizzare pubblicazioni tematiche. L’istituzione, nel 1996, di un tesseramento combinato con riviste d’arte specializzate ha incentivato le collaborazioni tra spazi d’arte e musei, così come la diffusione della produzione artistica delle nuove generazioni. Nel 2009 è stato creato il MACT museo d’arte contemporanea ticino, le cui finalità sono di indicare nuove modalità di presentazione di opere provenienti da collezioni d’arte contemporanea private.
MACT/CACT Arte Contemporanea Ticino è sostenuto finanziariamente e culturalmente da Repubblica e Cantone del Ticino/Swisslos, Alfred Richterich Stiftung Kastanienbaum, Città di Bellinzona, Amici del MACT/CACT, gli Artisti.
MACT/CACT
Arte Contemporanea Ticino
Direttore Mario Casanova
Coordinatore Pier Giorgio De Pinto
DIGITAL FLOWS
A cura di Visualcontainer, Milano.
MACT/CACT
Arte Contemporanea Ticino
Via Tamaro 3, 6500 Bellinzona
Switzerland
Vernissage Sabato 5 marzo 2016 dalle 17:30
5 marzo – 3 aprile 2016
Ve-sa-do dalle 14:00 alle 18:00
Artisti: Gianluca Abbate, Miguel Andrés, Barbara Brugola, Katharina Gruzei, Hwayong Jung, Cristina Ohlmer, Marta Roberti, Rimas Sakalauskas
DIGITAL FLOWS è la mostra che apre la stagione 2016. A cura di Visualcontainer Milano, l’esposizione rappresenta anche un omaggio all’instancabile lavoro di questo archivio video, che – per qualità dell’impegno e parallelamente allo spazio off [.Box] – si insinua nelle pieghe talvolta sterili delle istituzioni museali più accreditate. Nato nel 2008 nel cuore di Milano, Visualcontainer è diventato una sorta di showcase fondamentale per l’archiviazione e presentazione di un linguaggio ancora molto liquido e ancora fortemente in evoluzione quale il video d’artista. L’approccio internazionale e la visione globale dei suoi responsabili lo hanno alzato a luogo privilegiato, quasi una sorta di Archiv und Kunsthalle del linguaggio video nel centro della capitale economica d’Italia, solidificatisi più per i loro contenuti, che per un approccio di tipo, appunto, istituzionale.
Dagli anni 1970, il mezzo video ha subito innumerevoli cambiamenti, per così dire, di transito, passando dall’ipoteca visual-performativa all’ibridazione con l’allora prepotenza del mezzo televisivo-catodico, laddove l’universo pubblicitario entrava a forza nel mercato dell’immagine, parassitando l’arte video e il linguaggio artistico a tal punto da superarlo in molti casi e inducendo gli autori a riformulare giustamente l’approccio, spesso cannibalistico, al mezzo di produzione stesso.
Come la fotografia, anche il video è lo specchio documentativo più immediato del reale che ci circonda e che ci frammenta nella trans-identità del globale.
Dall’epoca, nella quale il video rappresentava la sperimentazione e una risposta antitetica all’esperienza visuale di radice pittorica (fine degli anni 1960), nell’epoca odierna del ‘già tutto sperimentato’ il nuovo è dato proprio e paradossalmente dalla recrudescenza del digitale, che intride la nostra esistenza di un comunicazionismo socio-global non per forza richiesto, ma che induce altresì a un nuovo modello estetico.
DIGITAL FLOWS (Flussi Digitali) intende proprio delineare e mettere in luce quest’ultima fase della produzione video.
Così si esprimono i curatori di Visualcontainer, Alessandra Arnò e Paolo Simoni, sulla mostra e sulle loro scelte curatoriali.
[…] “L’immagine nella sua trascendenza digitale ora è immateriale, è un bit, un fascio di luce, risiede tra le nuvole, passa veloce attraverso la rete dei dati.
Cosa ci resta quindi della sua “inconsistenza” e cosa ci attrae verso l’immaterialità dell’immagine video, che sia forse il suo potere evocativo e illusorio?”
DIGITAL FLOWS è un flusso visivo che porta lo spettatore a sperimentare diversi livelli di consapevolezza alla visione attraverso un percorso installativo che parte dall’apice della fascinazione visiva del dato numerico, passando allo spaesamento tra reale quotidiano e panorami digitali, fino al palesarsi della condizione dello spettatore stesso attraverso la simulazione della propria rappresentazione.
La prima opera in mostra di Miguel Andrés, SYSTEM, rappresenta infatti una sorta di specchio, dove è possibile confrontarsi con un ipotetico uomo – macchina futuro, dove l’esperienza sensibile viene sostituita da quella tecnologica precompilata.
La bellezza sintetica è rappresentata attraverso le forme autogenerative dei paesaggi perfetti dell’opera EUPHORIA di Hwayong Jung. L’eleganza delle formule frattali che simulano il concetto di auto-similarità presente nel mondo reale, diventa una sorta di trappola per lo sguardo, che porta all’apice della fascinazione visiva e all’immersione totale in questi scenari digitali.
La sala espositiva diventa quindi luogo deputato “all’apparizione” e “manifestazione” dell’algoritmo numerico che manipola il dato reale attraverso una continua simulazione casuale di forme immateriali perfette.
L’occhio viene nuovamente ingannato dalla rassicurante rappresentazione della quotidianità nell’opera di Rimas Sakalauskas. SYNCRONIZATION svela strutture che inaspettatamente ri-fuggono dalla solita collocazione urbana. Lo scenario reale poco a poco cambia forma e la rassicurante stabilità del paesaggio urbano si anima, cambia connotazione e si trasforma in una rampa di lancio verso l’ignoto. L’oggetto reale torna al mondo “virtuale” delle idee con un moto inverso.
La perfetta rappresentazione del mondo contemporaneo viene editata come un continuo fluire di situazioni e scenari nell’opera PANORAMA di Gianluca Abbate. La rielaborazione digitale restituisce il melting pot contemporaneo in tutta la sua caoticità, stratificando livelli e paesaggi senza alcun confine in un unico flusso irrefrenabile di immagini del mondo globale.
Se le precedenti opere audiovisive giocano sullo spaesamento, LAPSE OF VIEW di Barbara Brugola ispirata all’opera ‘Viandante sul mare di nebbia’ di Caspar David Friedrich, fornisce un momento di riflessione sul visivo, un ritorno alla “vera” visione, esattamente come la protagonista dell’opera che osserva l’orizzonte, in silenzio, in attesa ed immersa nel bianco. Questo è un momento intimo di confronto con la realtà e con la sospensione dello sguardo.
Si ritorna fortemente al reale, alla visione e alla storia dell’arte visiva.
Ispirato alla pellicola dei Fratelli Lumiere, WORKERS LEAVING THE FACTORY (AGAIN) di Katharina Gruzei, mostra degli operai che escono dalla fabbrica. Una sorta di quarto stato contemporaneo dove l’individualità diventa corpo collettivo. Gli operai potrebbero essere uomini, automi, schiavi, ad ogni modo sono attori nell’industria globale, come gli operai rappresentati dai Lumière sono attori dell’industria dell’immagine.
L’opera è quindi un ulteriore specchio di “riflessione” sulla condizione contemporanea sia in ambito sociologico che digitale.
Il percorso espositivo si estende inoltre su schermi e device, che inaspettatamente diventano da oggetto di uso quotidiano a luogo di apparizione di opere che riabituano l’occhio all’esercizio della visione come l’opera PIXEL MOTION di Cristina Ohlmer. Il quadretti colorati di un quaderno diventano l’unita di misura digitale, il pixel. Attraverso dieci esercizi di stile, il candido manto della foresta nera diventa pretesto per ricontestualizzare il ruolo del pixel e del digitale nello spazio analogico naturale.
Allo stesso modo, SCARABOCCHIO, opera di Marta Roberti, ripropone un’animazione classica sullo schermo di un dispositivo di uso quotidiano, che in questa occasione diventa memento digitale tascabile per questo ibrido umano-insetto, che tenta di ristabilire il proprio equilibrio.
Il cerchio espositivo si chiude e si riapre con opere-specchio, dove è possibile “riflettere” sulla condizione esistenziale, per poi abbandonarsi ai piaceri visivi. DIGITAL FLOWS gioca quindi sulla fascinazione visiva, sulla sospensione dell’incredulità e la rielaborazione del dato reale in chiave digitale, aprendo molteplici livelli di lettura sia sull’uso della tecnologia e il nostro rapporto con essa, che sul potere evocativo e illusorio.
Alessandra Arnò, 2015 […]
Mario Casanova, 2016
Il CACT centro d’arte contemporanea ticino è stato fondato nel 1994 con lo scopo di organizzare esposizioni d’arte contemporanea internazionale, nonché realizzare pubblicazioni tematiche. L’istituzione, nel 1996, di un tesseramento combinato con riviste d’arte specializzate ha incentivato le collaborazioni tra spazi d’arte e musei, così come la diffusione della produzione artistica delle nuove generazioni. Nel 2009 è stato creato il MACT museo d’arte contemporanea ticino, le cui finalità sono di indicare nuove modalità di presentazione di opere provenienti da collezioni d’arte contemporanea private.
MACT/CACT Arte Contemporanea Ticino è sostenuto finanziariamente e culturalmente da Repubblica e Cantone del Ticino/Swisslos, Alfred Richterich Stiftung Kastanienbaum, Città di Bellinzona, Amici del MACT/CACT, gli Artisti.
MACT/CACT
Arte Contemporanea Ticino
Direttore Mario Casanova
Coordinatore Pier Giorgio De Pinto
Over the Real – Festival Internazionale Videoarte Viareggio
Dal 20 novembre al 22 novembre
C/O
Gamc Lorenzo Viani
Palazzo delle Muse – Piazza Mazzini, 55049 Viareggio
Over The Real presenta le più significative linee di ricerca emerse negli ultimi anni nel panorama internazionale delle arti audiovisive.
32 artisti provenienti da Capo Verde, Cina, Cuba, Francia, Germania, Grecia, Haiti, India, Italia, Norvegia, Olanda, Spagna, Stati Uniti, Sud Corea, Taiwan.
Tre giorni di proiezioni, work shop, talk, performance e appuntamenti collaterali.
Over The Real, diretto da Maurizio Marco Tozzi e Lino Strangis, presenta le più significative linee di ricerca emerse negli ultimi anni nel panorama internazionale delle arti audiovisive.
Over The Real è legato ad un importante network di curatori ed artisti che hanno già realizzato mostre in molte ed esclusive location internazionali.
La commissione scientifica infatti composta da Veronica D’Auria dell’associazione Carma di Roma curatrice di moltissime iniziative sia in Italia che all’estero fra cui in paesi come Cina ed Australia; Alessandra Arnò vice presidente di Visualcontainer dal 2008 primo distributore italiano e piattaforma per la promozione della videoarte; Adonay Bermu´dez curatore spagnolo che ha inserito in questa manifestazione il suo Festival Entre Islas dedicato alle realtà artistiche insulari di tutto il mondo.
Selezione di Visualcontainer:
Barbara Brugola (ita) & Trond Arne Vangen (no) – Pic nic , 8.00, 2015
Rita Casdia (ita)- I d , 4.50, 2015
Marta Roberti (Ita)- Sarà stato, 7’12”, 2013
Cristina Ohlmer (ita/de) – Pixel Motion, 13.00, 2013
Angelina Voskopoulou (gr)- The seed, 2014
Hwayong Jung (South Korea/USA) – Euphoria, 4.53, 2014
Selezione completa:
Alessandro Amaducci (Italia) I’m Your Data Base, 3’53”, 2014
Angelica Bergamini (Italia) Will You Fight Or Will You Dance, 6’49”, 2012
Barbara Brugola (Italia) & Trond Arne Vangen (Norvegia) Pic nic , 8′, 2015
Rita Casdia (Italia) I d , 4’50” , 2015
Yu Cheng-Ta (Taiwa´n) Adjective, 5’11”, 2010
Silvia De Gennaro (Italia) Travel Notebooks, Venice, 2’45”, 2015
Alain Escalle (Francia) Da Vinci Project, 5’19”, 2015
Francesca Fini (Italia) Ofelia non annega, 3’37”, 2015
Michael Gaddini (Italia) Elsewhere, 3’15”, 2014
Ivan Gasbarrini (Italia) 0 e 1, 7’33’’ 2015
Ida Gerosa (Italia) Amore odio – la fatica di vivere, 4’50’’, 2015
Celia Gonza´lez & Yunior Aguiar (Cuba) Bojeo, 7’24’’, 2006-2007
Igor Imhoff (Italia) Planets, 9’10’’, 2012
Salvatore Insana (Italia) Clinamen, 4’30”, 2015
Hwayong Jung (Sud Corea/Usa) Euphoria, 4’53”, 2014
Maria Korporal (Olanda) Third Eye Flying, 4’29’’, 2014
Boris Labb (Francia) Danse macabre, 16’09”, 2013
Marcantonio Lunardi (Italia) Anthropometry 154855, 3’30”, 2015
Eleonora Manca (Italia) Reverse Metamorphosis, 1’14”, 2015
Cristina Ohlmer (Italia/Germania) Pixel Motion, 13′, 2013
Roberto Opalio (Italia) Light_Earth_Blue_Silver, 38′, 2005-2008
Paolo Ranieri (Italia) Homage to Maya, 7’30”, 2015
Marta Roberti (Italia) Sarà stato, 7’12”, 2013
Cesar Schofield (Capo Verde) Djaforgu na 1 minutu, 1’, 2013
Steevens Simeon (Haiti´) Imagine if you woke tomorrow and all music had disappeared, 11’14”, 2011
Vijayaraghavan Srinivasan (India) Wake up me, 1’20”, 2013
Lino Strangis (Italia) Memorie di un Electro-Ronin, 6’08”, 2015
Jose J. Torres (Spagna) Journey (La Travesi´a), 2’25’’, 2014
Laura Torres Bauzà (Spagna) Si´sif (Si´sifo), 3’34’’, 2014
Giacomo Verde (Italia) Defending Border, 2’16”, 2015
Angelina Voskopoulou (Grecia) The seed, 6’30”, 2014
Tian Xiaolei (Cina) Relation, 11’7’’, 2013
per ulteriori informazioni:
http://overthereal.com/
Promosso dal Comune di Viareggio con il Patrocinio della Provincia di Lucca
DONA IL 5 x 1000
Visualcontainer
Via Volturno 35
20124, Milan – Italy
info@visualcontainer.org