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MAGIC MIRROR
Video art event – VII-th edition
21-22 Maggio 2016
h 19.00- 01.00
C/O
Fortezza di Oradea,
Piața Emanuil Gojdu, nr 41,
Oradea, Romania
Visualcontainer in qualità di partner di Magic Mirror è stata invitata a presentare una selezione di videorte che verrà installata presso la Fortezza di Oradea in occasione del festival che farà parte anche della Notte dei Musei.
Inoltre la selezione internazionale di Magic Mirror verrà presentata dal 9 al 19 giugno presso [.BOX] Videoart Project Space di Milano e in streaming su VisualcontainerTV International Videoart Webchannel.
Artisti in selezione: “The Flying Sisters” aka Sonia Armaniaco – Maria Korporal – Lino Strangis – Marta Roberti – Barbara Brugola & Trond Arne Vangen – Rita Casdia – Yuri Pirondi + Ines von Bonhorst – Katharina Gruzei – Micol Roubini + Lorenzo Casali
Organizzatori:
Dipartimento di Arti Visive – Facoltà di Arte – Università di Oradea
Museo Ţării Crişurilor, Oradea, Romania
Conflux Oradea (Romania)
Visualcontainer Italian Videoart Platform (Italia)
“Associare lo specchio con la ragione è stata una pratica intensiva di discussione filosofica fin dall’antichità. Secondo Marco Terenzio Varrone (116 aC – 27 aC), alcune leggende narrano di specchi magici di origine persiana, in grado di riflettere il futuro. Oggi il fascino degli specchi e le loro realtà molteplici sono trattati con lo stesso interesse sia per la scienza che per l’arte, la letteratura, la filosofia, la psicologia e l’antropologia.
– Metaforicamente, l’uomo contemporaneo è uno specchio del suo tempo; le diverse facce della realtà circostante si riflettono nella nostra mente, provocando reazioni che stimolano l’immaginazione con riflessi nel campo della scienza, della cultura e dell’arte. Sappiamo che lo specchio moltiplica l’immagine della realtà non solo metafisicamente. E’ utilizzato inoltre anche in fini pratici, nelle nuove tecnologie di produzione di energia, nei telescopi e laser, oltre che in architettura per decorare spazi, così come per la cura personale.
– Attraverso immagini video che si riflettono da specchio mentale (virtuale) dello spettatore,l’artista può fare più di questa moltiplicazione, sollevando dubbi che rendono la realtà più profonda, riflettendo così i mondi possibili che contemplano immagini contraddittorie e il recupero del potenziale infinito.
– Il pensiero dinamico e speculativo dell’artista si sviluppa immagini quotidiane che riflettono la normalità e che si ricompongono e ricontestualizzano fissando nuovi significati. L’immagine video ricreata acquisisce così forme inaspettate, rispecchiandosi su se stesse. Questi remake di immagini quotidiane stimolano l’immaginazione e avviano nuove ipotesi, idee, giudizi, realtà astratte, rendendoli più brutti o magici.
-Questa moltiplicazione dell’ immagine non sempre presuppone una logica caotica inadeguatezza, ma può portare a questioni metafisiche che sfidano la mente di chi opera mentalmente con queste immagini simboliche (artista o spettatore); si tratta di una ricerca di lucidità, di coscienza del sé, la riflessione minimizza la linea non protetta tra immaginazione e realtà, che porta alla fantasticheria alla grazia e alla bellezza.
– Queste immagini paradossalmente possono essere trasformate in eccesso. La moltiplicazione dello specchio rotto trasforma il tutto in incomprensibili, brutte e complicate immagini in cui il pensiero logico può essere assente al fine di liberarsi dal contenuto offuscato, faticoso e schizofrenico.
-In questo contesto, il mondo incoerente delle immagini, l’intuizione e l’esperienza precedente aiuta la liberazione dal mondo finto di doppiezza in cui le identità parallele vengono create, come in una rappresentazione che potrebbe essere scambiata per realtà che funge da modello.
Questo tipo di immagine irreale, parallela, finta è presente oggi nel mondo virtuale, negli avatar costruiti nei videogiochi, nei profili creati per i social networks, nella pubblicità, nella creazione di profili politici / culturali, nel fenomeno dei selfie che possono essere associati al mito di Narciso, che riflette un’immagine di tale bellezza e seduzione che affascina la persona che la possiede, diventando così simbolo di egoismo e vanità.
Lo specchio che riflette l’immagine inversa, parallela, deformata, enorme, moltiplicata e sempre seducente, può essere interpretato in due modi: come l’alienazione dei principi divini, la natura, l’essenza della vita, la coscienza; e dall’altra parte, può avere connotazioni positive come il recupero di alcuni valori invisibili come l’introspezione e purificazione spirituale; è quindi un’immagine che può riflettere il futuro del mondo se sappiamo usare le informazioni offerte dallo specchio in un modo saggio.”
Curatrice e Professore Associato Dott.ssa Gabriela Diana Bohnstedt Gavrilaș
Selezione video di Visualcontainer:
“The Flying Sisters” aka Sonia Armaniaco – Maria Korporal Heart-earth, 5:00, 2013
Lino Strangis – Metaphysical orogeny – 7.44, 2016
Marta Roberti – Scarabocchio, 3:00, 2015
Barbara Brugola & Trond Arne Vangen – Pic nic , 8.00, 2015
Rita Casdia – Life skin, 2:28, 2015
Yuri Pirondi + Ines von Bonhorst – Void Shades – 10:00, 2012
Katharina Gruzei – Dialoge I – IV,9’45, 2008/09
Micol Roubini e Lorenzo Casali – Green Gold , 13’40”, 2012
Un ringraziamento speciale a: Dott.ssa Gabriela Diana Bohnstedt Gavrilaș e Dr. Aurel Chiriac
Visualcontainer @ OBLIQUA
Mostra Internacional de Cinema Videoarte & Experimental
3-10 di Maggio 2016
LISBOA, Portogallo
selezioni di videoarte da: Brasile, Francia, Gran Bretagna, Italia, Messico, Spagna e Portogallo.
Obliqua Direttore del Festival / Paulo Botelho Menezes
Co-organizzato da Mario Gutiérrez Cru
curatori internazionali: VisualContainer (IT) / Proyector (ES) / One Minute Artists Moving Image (GB)/ L’Œil d’Oodaaq (FR) / Okular(ME)/ Strangloscope (BR)
Supportato da: Instituto Cervantes / British Council / Fábrica Braço de Prata / Appleton Square / Agência da Curta Metragem / Teatro do Bairro / Casa da América Latina / Cossoul / Germinal
Visualcontainer presenta:
BODY LANDSCAPES a cura di Visualcontainer (Alessandra Arnò)
6.5.16 h 21.30 @ Appleton Square Gallery, Lisbona
4-8.5.16 Loop tutti i programmi @ Fabbrica Braço de Prata + Teatro do Bairro, Lisbona
Artisti: Barbara Brugola & Trond Arne Vangen – Rita Casdia – Armida Gandini – Claudia Maina – Lucia Veronesi – Patrizia Bonardi – Eleonora Manca – Silvia Camporesi – Salvatore Insana + Elisa Turco – Chiara Mazzocchi – Elisabetta Di Sopra – Natalia Saurin – Mauro Folci – Micol Roubini + Lorenzo Casali
BODY LANDSCAPES vuole svelare il rapporto tra corpo e paesaggio in ambito audiovisivo. Gli artisti italiani spesso hanno indagato il potenziale del paesaggio attraverso la performance e l’ attitudine visiva. Alcuni si concentrano sulla ri-mappatura del territorio attraverso il corpo come unità di misura, altri lavorano sull’apparenza subliminale collegata a luoghi particolari.
L’immaginazione ci trasporta quindi verso paesaggi subliminali, luoghi sognati a volte sospesi tra realtà e invenzione. Il Paesaggio rivelato attraverso il quotidiano umano e la documentazione. Il corpo e il paesaggio sono modellati dal tempo e dalle storie personali.
Questi vari approcci vogliono portare il pubblico tra luoghi subliminali, inesplorati e corpi abitati mediante l’esperienza.
Opere selezionate:
Barbara Brugola & Trond Arne Vangen, Pic Nic, 8.00 2015
Rita Casdia: I d. 04:50 2015
Armida Gandini – Muovo Sonnambula al mondo, 2’00 “2012
Claudia Maina – FALLING-ABBIGLIAMENTO, 04’13 “, 2007
Lucia Veronesi – Paesaggio Senza Titolo # 7, 2 ’32’ ‘2014
Patrizia Bonardi – Eseguire con il passato, 4: 41 2014
Eleonora Manca – Anamorfosi, 03:15 2015
Silvia Camporesi – SIFR – La DISTANZA canonica, 4’10 “2010
Salvatore Insana + Elisa Turco – Fase di Dormienza, 3’48 “2015
Chiara Mazzocchi – Sleeping Standing – 04:34 2014
Elisabetta Di Sopra – Temporary, 5 ‘: 00 2013
Natalia Saurin – Contemplazione, 03:33 2010
Mauro Folci – Esodo / Esodo, 1’37 “2011
Micol Roubini + Lorenzo Casali, accensione, 8’40 2010
Obliqua, la prima edizione della International Video Art & Exhibition Experimental Cinema che si terrà a Lisbona dal 4 al 10 maggio 2016, è dedicata a creare un circuito alternativo di esposizione e il dialogo di video arte e cinema sperimentale a livello internazionale. Presentando curatorships che rappresentano invitato i paesi, in questa edizione sono Brasile, Francia, Gran Bretagna, Italia, Messico e Spagna, così come uno che rappresenta il Portogallo.
Obliqua vuole stabilire relazioni tra l’immagine in movimento sperimentale e il pubblico, tanto quanto tra gli occhi degli autori e curatori, un eterogeneo corpo forme organiche si collegano alla cultura dei vari paesi rappresentati verso una aspirazione più ampia e unificante che contraddice una certa tendenza della società contemporanea.
http://obliqua.pt/
programma del Festival:
http://obliqua.pt/programa.html
Un ringraziamento speciale a: Paulo Botelho Menezes
DIGITAL FLOWS
A cura di Visualcontainer, Milano.
MACT/CACT
Arte Contemporanea Ticino
Via Tamaro 3 – 6500 Bellinzona
Svizzera
Vernissage Sabato 5 marzo 2016 dalle 17:30
5 marzo – 3 aprile 2016
Ve-sa-do dalle 14:00 alle 18:00
Artisti: Gianluca Abbate, Miguel Andrés, Barbara Brugola, Katharina Gruzei, Hwayong Jung, Cristina Ohlmer, Marta Roberti, Rimas Sakalauskas
DIGITAL FLOWS è la mostra che apre la stagione 2016. A cura di Visualcontainer Milano, l’esposizione rappresenta anche un omaggio all’instancabile lavoro di questo archivio video, che – per qualità dell’impegno e parallelamente allo spazio off [.Box] – si insinua nelle pieghe talvolta sterili delle istituzioni museali più accreditate. Nato nel 2008 nel cuore di Milano, Visualcontainer è diventato una sorta di showcase fondamentale per l’archiviazione e presentazione di un linguaggio ancora molto liquido e ancora fortemente in evoluzione quale il video d’artista. L’approccio internazionale e la visione globale dei suoi responsabili lo hanno alzato a luogo privilegiato, quasi una sorta di Archiv und Kunsthalle del linguaggio video nel centro della capitale economica d’Italia, solidificatisi più per i loro contenuti, che per un approccio di tipo, appunto, istituzionale.
Dagli anni 1970, il mezzo video ha subito innumerevoli cambiamenti, per così dire, di transito, passando dall’ipoteca visual-performativa all’ibridazione con l’allora prepotenza del mezzo televisivo-catodico, laddove l’universo pubblicitario entrava a forza nel mercato dell’immagine, parassitando l’arte video e il linguaggio artistico a tal punto da superarlo in molti casi e inducendo gli autori a riformulare giustamente l’approccio, spesso cannibalistico, al mezzo di produzione stesso.
Come la fotografia, anche il video è lo specchio documentativo più immediato del reale che ci circonda e che ci frammenta nella trans-identità del globale.
Dall’epoca, nella quale il video rappresentava la sperimentazione e una risposta antitetica all’esperienza visuale di radice pittorica (fine degli anni 1960), nell’epoca odierna del ‘già tutto sperimentato’ il nuovo è dato proprio e paradossalmente dalla recrudescenza del digitale, che intride la nostra esistenza di un comunicazionismo socio-global non per forza richiesto, ma che induce altresì a un nuovo modello estetico.
DIGITAL FLOWS (Flussi Digitali) intende proprio delineare e mettere in luce quest’ultima fase della produzione video.
Così si esprimono i curatori di Visualcontainer, Alessandra Arnò e Paolo Simoni, sulla mostra e sulle loro scelte curatoriali.
[…] “L’immagine nella sua trascendenza digitale ora è immateriale, è un bit, un fascio di luce, risiede tra le nuvole, passa veloce attraverso la rete dei dati.
Cosa ci resta quindi della sua “inconsistenza” e cosa ci attrae verso l’immaterialità dell’immagine video, che sia forse il suo potere evocativo e illusorio?”
DIGITAL FLOWS è un flusso visivo che porta lo spettatore a sperimentare diversi livelli di consapevolezza alla visione attraverso un percorso installativo che parte dall’apice della fascinazione visiva del dato numerico, passando allo spaesamento tra reale quotidiano e panorami digitali, fino al palesarsi della condizione dello spettatore stesso attraverso la simulazione della propria rappresentazione.
La prima opera in mostra di Miguel Andrés, SYSTEM, rappresenta infatti una sorta di specchio, dove è possibile confrontarsi con un ipotetico uomo – macchina futuro, dove l’esperienza sensibile viene sostituita da quella tecnologica precompilata.
La bellezza sintetica è rappresentata attraverso le forme autogenerative dei paesaggi perfetti dell’opera EUPHORIA di Hwayong Jung. L’eleganza delle formule frattali che simulano il concetto di auto-similarità presente nel mondo reale, diventa una sorta di trappola per lo sguardo, che porta all’apice della fascinazione visiva e all’immersione totale in questi scenari digitali.
La sala espositiva diventa quindi luogo deputato “all’apparizione” e “manifestazione” dell’algoritmo numerico che manipola il dato reale attraverso una continua simulazione casuale di forme immateriali perfette.
L’occhio viene nuovamente ingannato dalla rassicurante rappresentazione della quotidianità nell’opera di Rimas Sakalauskas. SYNCRONIZATION svela strutture che inaspettatamente ri-fuggono dalla solita collocazione urbana. Lo scenario reale poco a poco cambia forma e la rassicurante stabilità del paesaggio urbano si anima, cambia connotazione e si trasforma in una rampa di lancio verso l’ignoto. L’oggetto reale torna al mondo “virtuale” delle idee con un moto inverso.
La perfetta rappresentazione del mondo contemporaneo viene editata come un continuo fluire di situazioni e scenari nell’opera PANORAMA di Gianluca Abbate. La rielaborazione digitale restituisce il melting pot contemporaneo in tutta la sua caoticità, stratificando livelli e paesaggi senza alcun confine in un unico flusso irrefrenabile di immagini del mondo globale.
Se le precedenti opere audiovisive giocano sullo spaesamento, LAPSE OF VIEW di Barbara Brugola ispirata all’opera ‘Viandante sul mare di nebbia’ di Caspar David Friedrich, fornisce un momento di riflessione sul visivo, un ritorno alla “vera” visione, esattamente come la protagonista dell’opera che osserva l’orizzonte, in silenzio, in attesa ed immersa nel bianco. Questo è un momento intimo di confronto con la realtà e con la sospensione dello sguardo.
Si ritorna fortemente al reale, alla visione e alla storia dell’arte visiva.
Ispirato alla pellicola dei Fratelli Lumiere, WORKERS LEAVING THE FACTORY (AGAIN) di Katharina Gruzei, mostra degli operai che escono dalla fabbrica. Una sorta di quarto stato contemporaneo dove l’individualità diventa corpo collettivo. Gli operai potrebbero essere uomini, automi, schiavi, ad ogni modo sono attori nell’industria globale, come gli operai rappresentati dai Lumière sono attori dell’industria dell’immagine.
L’opera è quindi un ulteriore specchio di “riflessione” sulla condizione contemporanea sia in ambito sociologico che digitale.
Il percorso espositivo si estende inoltre su schermi e device, che inaspettatamente diventano da oggetto di uso quotidiano a luogo di apparizione di opere che riabituano l’occhio all’esercizio della visione come l’opera PIXEL MOTION di Cristina Ohlmer. Il quadretti colorati di un quaderno diventano l’unita di misura digitale, il pixel. Attraverso dieci esercizi di stile, il candido manto della foresta nera diventa pretesto per ricontestualizzare il ruolo del pixel e del digitale nello spazio analogico naturale.
Allo stesso modo, SCARABOCCHIO, opera di Marta Roberti, ripropone un’animazione classica sullo schermo di un dispositivo di uso quotidiano, che in questa occasione diventa memento digitale tascabile per questo ibrido umano-insetto, che tenta di ristabilire il proprio equilibrio.
Il cerchio espositivo si chiude e si riapre con opere-specchio, dove è possibile “riflettere” sulla condizione esistenziale, per poi abbandonarsi ai piaceri visivi. DIGITAL FLOWS gioca quindi sulla fascinazione visiva, sulla sospensione dell’incredulità e la rielaborazione del dato reale in chiave digitale, aprendo molteplici livelli di lettura sia sull’uso della tecnologia e il nostro rapporto con essa, che sul potere evocativo e illusorio.
Alessandra Arnò, 2015 […]
Mario Casanova, 2016
Il CACT centro d’arte contemporanea ticino è stato fondato nel 1994 con lo scopo di organizzare esposizioni d’arte contemporanea internazionale, nonché realizzare pubblicazioni tematiche. L’istituzione, nel 1996, di un tesseramento combinato con riviste d’arte specializzate ha incentivato le collaborazioni tra spazi d’arte e musei, così come la diffusione della produzione artistica delle nuove generazioni. Nel 2009 è stato creato il MACT museo d’arte contemporanea ticino, le cui finalità sono di indicare nuove modalità di presentazione di opere provenienti da collezioni d’arte contemporanea private.
MACT/CACT Arte Contemporanea Ticino è sostenuto finanziariamente e culturalmente da Repubblica e Cantone del Ticino/Swisslos, Alfred Richterich Stiftung Kastanienbaum, Città di Bellinzona, Amici del MACT/CACT, gli Artisti.
MACT/CACT
Arte Contemporanea Ticino
Direttore Mario Casanova
Coordinatore Pier Giorgio De Pinto
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